
Non si possono non fare i conti con la propria storia. Così ho fatto i miei di conti, con la passione per la pesca che mi ha divorato sin dall'infanzia (ho scritto anche un romanzo che affonda qui le sue radici:
La trota ai tempi di Zorro), con i torrenti che per me sono stati rifugio dell'anima, con gli amici con i quali ho condiviso giornate sul fiume, ma anche giornate in redazioni fumose (quando ancora accendere una sigaretta era un gesto innocente...). Per questo torno a
Pescare, inteso non come la cattura del pesce, ma come la più antica rivista di pesca italiana, classe 1962, nata dalla storica casa editrice
Vallecchi. Non avevo mai scritto su
Pescare, la leggevo da ragazzo, avidamente. Poi ho lavorato in quasi tutte le più importanti riviste del settore. Spesso fianco a fianco con Riccardo Zago, oggi nuovo direttore di
Pescare (in un solo numero, quello nella foto, ha rivoluzionato, come solo lui sa fare, la rivista). Ecco, devo a lui il mio esordio, sul prossimo numero di febbraio 2010, in edicola all'inizio del prossimo mese. Scriverò storie di pesca, angoli di memoria, attimi di felicità in riva al fiume. Cose da narratore, non più da cronista. Anzi, sì, da cronista dell'acqua e del tempo che passa. Buona lettura.